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Capitolo 1

Il dolore da cancro? È una malattia curabile

È una sensazione soggettiva, cosciente, consapevole, di uno stimolo doloroso associato ad un’intensa sensazione di sconforto che porta ad un comportamento reattivo. Poiché la percezione del dolore è soggettiva, è solo chi lo subisce che né può esprimere l’intensità. Per questo ci sono apposite scale che vengono sottoposte al paziente per aiutarlo a comunicare la gravità del sintomo al personale sanitario.

Quali possono essere le cause del dolore nella malattia oncologica?

Nel malato oncologico il dolore può essere una conseguenza diretta o indiretta della malattia e, in alcuni casi, delle terapie per contrastarla.
Qualche esempio:
Conseguenza diretta del tumore: coinvolgimento dell’osso, dei visceri, del tessuto nervoso
Conseguenza indiretta del tumore: infezioni, disturbi metabolici, occlusione venosa/linfatica
Conseguenza delle terapie oncologiche: chirurgia, radioterapia, chemioterapia, terapie biologiche
Cause concomitanti indipendenti dal tumore: emicrania, neuropatia diabetica, sindromi miofasciali

L’intensità del dolore è un indice di gravità della malattia?

Non si può fare un’equivalenza tra intensità del dolore e gravità della malattia, perché la percezione del dolore è legata ad altri molteplici fattori. Il dolore è sempre un’esperienza soggettiva ed è ciò che il paziente riferisce. La “percezione” dell’intensità del dolore, quindi, non è proporzionale al tipo e all’estensione del danno tissutale, ma dipende dalle interazioni di impulsi dolorosi e non dolorosi attraverso fibre nervose e dalla soglia del dolore che è soggettiva.

Il dolore è utile?

Il dolore può essere utile quando è un sintomo (spesso il 1°) di una malattia, quasi una premonizione, è un campanello d’allarme transitorio che segnala il rischio di perdita della integrità psico-fisica. Avvisa circa la presenza di un male nascosto, aiuta a fuggire pericoli che possono insidiare la sopravvivenza, funziona da sentinella. Si tratta spesso di dolore acuto.

Quando il dolore è inutile?

Il dolore è inutile nelle malattie croniche, quindi anche in quelle oncologiche, quando perde la sua funzione di sentinella e sono esso stesso malattia nella malattia, causa di una sofferenza continua e invalidante che non ci permette di pensare, di sperare, di pregare, di socializzare, di vivere.

È utile sopportare il dolore o è dannoso?

Poiché il dolore è un campanello d’allarme, dovrebbe essere sopportato solo per il tempo necessario per la diagnosi. Poi la causa va curata tempestivamente con terapie specifiche, mirate, associate, secondo le indicazioni del medico, a farmaci contro il dolore perché a questo punto diventa una sofferenza inutile. Nei pazienti affetti da tumore, nonostante l’assunzione regolare di farmaci analgesici, possono verificarsi (per esempio durante i movimenti) episodi di dolore acuto di breve durata, ma di forte intensità. È inutile sopportare questo tipo di dolore, a volte fortemente debilitante, è invece importante riferirlo al medico curante perché può e deve essere controllato con terapie appropriate.

​Bisogna rivolgersi al medico anche se il dolore è lieve o occasionale?

Certamente sì. Il dolore può insorgere occasionalmente per motivi diversi e non sempre legati alla presenza del tumore, ma è bene rivolgersi al medico, quello di medicina generale o al proprio oncologo.

È meglio ritardare il più possibile l’uso degli antidolorifici?

No, di solito è sbagliato. Aspettare che il dolore diventi forte prima di assumere gli analgesici può portare ad un minore effetto del farmaco o al bisogno di dosi maggiori per essere efficaci. Come tutti i farmaci, gli analgesici vanno utilizzati non solo per trattare il dolore, ma anche per prevenirlo quindi è consigliato un utilizzo precoce.

Il dolore del paziente oncologico si può alleviare?

Sì, quasi sempre. Secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità questo tipo di dolore può essere alleviato in oltre l’80% dei casi, con farmaci analgesici che vanno utilizzati seguendo strettamente le indicazioni del medico. In alcuni casi il dolore può essere ridotto dalle stesse terapie oncologiche, quando sono mirate a ridurre la massa tumorale, così come dalla radioterapia, anche se all’inizio del trattamento radiante vi può essere un aumento del dolore per qualche giorno. In questo caso viene solitamente prescritto un farmaco analgesico o viene aumentato il dosaggio della terapia per il controllo del dolore che si sta già assumendo.

Ci sono delle particolari strategie terapeutiche per curare il dolore?

Certamente. Sono strategie terapeutiche basate sulle linee guida nazionali ed internazionali. Tutte indicano l’uso di farmaci analgesici, dal paracetamolo o dagli anti-infiammatori non steroidei (FANS) agli oppioidi, in relazione all’intensità del dolore. Questi farmaci possono essere associati o meno a terapie più specifiche o a trattamenti così detti adiuvanti, che agiscono nel dolore neuropatico, nella cefalea da ipertensione endocranica e nelle compressioni nervose.

Cosa sono gli oppioidi? Quanti ce ne sono? Ci sono differenze? Si può passare da un farmaco ad un altro?

Nel trattamento del dolore del paziente oncologico, gli oppioidi sono i farmaci cardine. Si tratta di sostanze ad azione analgesica derivate dall’oppio o create in laboratorio, che agiscono a livello del sistema nervoso centrale. A questa classe appartengono numerosi farmaci: codeina, tramadolo, morfina (che ne è il capostipite), fentanyl, metadone, ossicodone, idromorfone, diversi tra loro per potenza, velocità di assorbimento, per durata d’azione e via di somministrazione (orale, sottocutanea o intravenosa, trans dermica, sublinguale, buccale, intranasale). I farmaci somministrabili per via sublinguale, buccale ed intranasale vengono assorbiti in pochi minuti e quindi sono efficaci in tempo breve, per questo sono i più idonei a trattare il dolore episodico (che si può manifestare nonostante l’assunzione regolare di oppioidi) che ha la caratteristica di insorgere rapidamente e di durare poco. Sarà quindi in base all’intensità del dolore riferita dal paziente e alla sua tipologia, che il medico prescriverà l’oppioide più adatto ai dosaggi più adeguati. Poiché i farmaci sono diversi e ogni persona è geneticamente diversa è possibile sostituire o passare da un oppioide all’altro secondo le indicazioni mediche. ​

I trattamenti per controllare il dolore possono avere effetti collaterali? Quali? Cosa fare in questi casi, bisogna interrompere la terapia del dolore?

Tutti i farmaci e quindi anche gli analgesici possono avere effetti collaterali che tuttavia possono essere spesso controllati senza rinunciare al trattamento contro il dolore. Pertanto è importante riferirli sempre al medico curante. Per quanto riguarda gli oppioidi il sintomo principale è la stitichezza che può durare per tutto il periodo del loro utilizzo, mentre gli altri sintomi come nausea, vomito e sonnolenza (spesso legata al sollievo dal dolore) si avvertono solo nei primi giorni di trattamento e regrediscono nei giorni successivi. La presenza di allucinazioni e la difficoltà a respirare è rara ed è legata ad un utilizzo o dosaggio non corretti: ancora una volta si raccomanda di parlarne con il medico. Anche gli analgesici come il paracetamolo o gli anti-infiammatori, considerati farmaci meno impegnativi, soprattutto se assunti cronicamente o a dosaggi eccessivi, possono causare effetti collaterali importanti, pertanto non vanno usati in modo indiscriminato, fuori dalla prescrizione e dal controllo del medico che sarà in grado di indicare il trattamento più appropriato in funzione delle condizioni del singolo paziente.

Gli oppioidi usati per trattare il dolore possono:

Diminuire le aspettative di vita e può accelerare l’avanzamento della malattia?
Assolutamente no

Influire negativamente sulla vita di relazione?
Poiché riducono il dolore, la vita di relazione può solo migliorare

Creano dipendenza fisica?
Può essere richiesto un aumento progressivo del dosaggio del farmaco nel tempo

Creano dipendenza psicologica?
Dagli studi emerge che solo una minoranza di pazienti può avere dipendenza psicologica e si tratta di pazienti inclini alle dipendenze in generale.

Cosa fare e non fare se si assumono oppioidi?
Si sconsiglia di guidare la macchina per motivi assicurativi e di assumere alcolici.

Le indicazioni del medico vanno strettamente rispettate o è il malato che modula il trattamento in funzione dell’intensità del dolore?

Le indicazioni del medico vanno rispettate. È il medico che, in base alle condizioni e a quanto riferisce il paziente, è in grado di stabilire i dosaggi adeguati dei farmaci per un controllo ottimale e costante del dolore. Ed è sempre il medico che, al momento della prescrizione, dà un’indicazione di come aumentare il dosaggio in caso di eventuale aumento del dolore.

Bibliografia

www.istitutotumori.mi.it/carla-ida-ripamonti

Link

www.istitutotumori.mi.it

Terapia del dolore in oncologia

www.aiom.it

Breast cancer: dolore iatrogeno nelle pazienti con cancro della mammella durante il trattamento oncologico e nelle survivors

www.istitutotumori.mi.it/breast-cancer

Il dolore iatrogeno in oncologia

Handbook_Bossi_Ripamonti.pdf


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